Il linguaggio può fungere da pietra di inciampo? Le parole che scegliamo, quelle che raccogliamo dai racconti altrui, hanno la capacità di farci incespicare certezze, convinzioni, credenze? Di risvegliare il dubbio, la curiosità, il gusto per l’esplorazione dal sonno profondo dell’abitudine, dei copioni impliciti?
Sono queste le domande che la redazione di Evoluzioni si è posta mentre progettava questo primo numero dedicato al linguaggio inclusivo e di cura e alla importanza cruciale che ha per il nostro lavoro (e per il mondo che abitiamo, a ben vedere).
Perché Le parole sono importanti ricorda, citando Nanni Moretti, l’articolo di Rossella Cardinale. Lo trovate nella sezione Oltre il giardino, che a ogni uscita ci indicherà la direzione dello sguardo per quel numero, il tema che vogliamo esplorare. A proposito: alla redazione piace molto il cinema, come avrete capito. E anche l’arte, come scoprirete leggendoci e come potete intuire anche dall’opera che ha scelto Rossella per illustrare il suo articolo.
A ogni modo, per l’esplorazione di questo primo numero il consiglio è di partire da lì.
Potete proseguire seguendo la vostra curiosità, naturalmente, ma se vi è già capitato di pensare che ci sia un legame tra il linguaggio che utilizziamo e il nostro immaginario, andate nella sezione Approfondimenti e leggete l’intervista alla counselor e psicoterapeuta Laura Serrani: spiega perché la lingua che utilizziamo racconta di chi siamo, del nostro punto di vista sulla realtà e di come i codici linguistici sottintendano un’idea di mondo. Molto utile da sapere se come counselor (ma non solo) lavorate con persone multilingue, che siano migranti, espatriate o anche nomadi digitali, per dire.
Se poi siete incuriositi dal sottotitolo che abbiamo scelto per Evoluzioni: lo sguardo del counseling, potrebbe interessarvi l’intervista a Mario D’angelo. Docente di linguistica e filosofia del linguaggio all’Università di Padova e counselor filosofico esistenziale, in quella conversazione con la nostra redazione esplora le radici filosofiche del counseling. Questa intervista segna l’inizio di una serie di articoli proposti alla rivista dal Comitato scientifico di AssoCounseling – di cui D’angelo è membro – che intendono esplorare l’epistemologia e i riferimenti teorici e culturali della relazione d’aiuto, offrendo una visione più ricca e multidisciplinare possibile della nostra disciplina.
Gli autori dell’articolo che introduce alla giusta postura comunicazionale nei casi che riguardano la comunità lgbtq+ hanno scelto di usare la schwa in tutto il testo. Quando in redazione ne abbiamo discusso evidenziando che rendeva difficile la lettura i curatori ci hanno detto che era proprio quello che volevano (lo spiegano meglio nell’articolo). La schwa da loro era insomma pensata un po’ come pietra d’inciampo, per costringere chi legge a vedere l’esclusione e aiutare a praticare l’arte difficile e scomoda dell’includere davvero la diversità nel proprio mondo interiore. Alla fine ci hanno convinto – voi fateci sapere che effetto vi ha fatto!
Le parole quindi possono essere pietre che ci fanno incespicare, ma anche servire a costruire ponti. Come il linguaggio inclusivo che attiva un pensiero vigile e critico sui cascami tanto odiosi quanto diffusi della società patriarcale, che è sì in declino, ma non ancora alla fine. Ce ne parla l’avvocata Lara Benetti, che è anche mediatrice famigliare e counselor esperta di molestie e violenza di genere.
E come in un articolo di Francesco Aprile, che racconta come sia stato possibile per un counselor creare una connessione con un malato di SLA, impossibilitato a comunicare se non attraverso un sistema di scrittura digitale. E come poi, da quella particolarissima conversazione, sia nata l’idea di un’associazione con una missione molto speciale.
L’intervista alla psichiatra Sara Bertelli ci porta invece nel mondo dei Disturbi del Comportamento Alimentare per farci scoprire l’approccio interdisciplinare che ha messo in opera all’Ospedale San Paolo di Milano. E sì, avete indovinato, la figura del counselor può giocare un ruolo importante: creare il primo contatto con i pazienti e costruire un ponte relazionale perché aderiscano con fiducia alle indicazioni di medic*, psicolog*, nutrizionist*.
Per chi ha poco tempo, basterà forse fare un giro nel glossario – ancora piccolo ma che si andrà a formare nel tempo – per ricordare le parole-seme che, per noi, sono germinative di uno sguardo inclusivo. Oppure sbirciare le storie dei clienti che hanno vissuto l’esperienza di un percorso di counseling e ci dicono com’è andata. I racconti di Vita da counselor spiegano invece cosa vuol dire, per coloro che l’hanno scelto come professione, questo lavoro. E poi troverete consigli per letture, film, eventi da non perdere, le notizie e le informazioni sull’universo del counseling in Italia e nel resto del mondo: Ispirazioni per tutti i giorni, stimoli per crescere insieme…
Vi dicevamo che ci piace l’arte… è così vero che per illustrare questo primo numero abbiamo deciso di scegliere l’opera d’arte di una giovanissima artista, MANI (Lorena Tiberi) che , in compagnia di tanti altri artisti, ha esposto alla seconda edizione (Maggio 2023) della mostra Art is Young presso l’ADI Design Museum. Qui sotto trovate i riferimenti per sapere di più su di lei. E così faremo a ogni uscita, grazie alla collaborazione con Art is Young, un progetto ideato e portato avanti da giovanissim*, con l’intento di dare vita a mostre d’arte, nel quale vengono esposte le opere di decine di giovani artisti dai 17 ai 25 anni.
Ecco qui, per questa prima uscita un po’ di indicazioni le trovate. Un paio di volte all’anno usciremo con nuovi contenuti su questo sito (abbiate pazienza, tutti noi della redazione dedichiamo a Evoluzioni il nostro tempo libero), ma ogni tanto anche in altri momenti ci faremo vivi con brevi spunti, suggestioni, suggerimenti. Vogliamo iniziare questa conversazione con voi dandoci il tempo di conoscerci, e ri-conoscerci in uno sguardo condiviso sul mondo.
A piccoli passi, e senza paura di inciampare.
Photo credit: MANI, Groove, gennaio 2023 (live painting presso Base, Milano). Olio su tela, dimensione 150×100 cm. Courtesy of the artist
Lorena Tiberi, in arte MANI, è una giovane artista romana, classe 1997. La sua passione si esprime prevalentemente attraverso i mezzi della pittura e della scultura.
Ha all’attivo due mostre personali di pittura e scultura: “Till Now”, che raccoglie una selezione di opere che raccontano la sua evoluzione artistica dal 2015 al 2020; “ECO. Risonanze oniriche”, produzione pittorica dello stesso anno esposta presso Soho House Roma. Nel 2022 inizia a indagare il suo rapporto con il viaggio, elabora una nuova modalità espressiva partendo dalla percezione e ricezione del luogo vivo e incontaminato e crea la serie “Plancton”.Nell’ultimo periodo MANI ama esibirsi in live painting, collezionando una serie di opere che sono create dall’artista nel momento stesso dell’esibizione. MANI si lascia guidare dalle energie e circostanze attorno a lei, creando opere che sono un ponte di connessione con l’energia e la musica che risuona attraverso l’artista stessa. Ultimo progetto, live painting in collaborazione con InsideArt Magazine organizzato con KeeponGrooving al Base di Milano e conseguente pubblicazione sul magazine fisico di Insideart uscito a marzo 2023 e distribuito su tutto il territorio nazionale. Attualmente MANI sta lavorando a un progetto televisivo commissionato da Rai Documentari e Rosebud Entertainment Pictures.
Instagram: @mani_lorena_tiberi
Email: lorenatiberi97@gmail.com