Palazzina Laf è il racconto di un uomo semplice e della sua città, Taranto, in cui la gran parte degli abitanti, alla fine degli anni Novanta, lavora per il gigante Ilva o ne è in qualche modo coinvolta. Una storia vera, che sembra scaturita dalla penna di Verga e ricorda il romanzo dei Malavoglia. Una pellicola di impegno civile, che racconta uno dei primi casi di mobbing nella giurisprudenza del lavoro in Italia.
Il legame tra la fabbrica e la comunità dei cittadini è forte, un rapporto di interdipendenza che dà lavoro ai residenti ma al contempo ne toglie il frutto, per esportarlo al di fuori del territorio stesso.
I dipendenti che lamentano condizioni di lavoro dannose per la salute, la sicurezza e l’ambiente, vengono zittiti con la segregazione in un luogo esterno e inospitale, una realtà surreale, grottesca e tragicomica: la Palazzina Laf (Laminatoio a freddo). La Palazzina è il reparto in cui vengono “reclusi” gli impiegati scomodi che, pur percependo uno stipendio, non hanno nessun incarico da svolgere. Diventa una specie di carcere, dove i lavoratori si alienano, fino a impazzire.
Il protagonista, Caterino Lamanna, non comprendendo la situazione, vede nella possibilità di trasferimento un motivo di orgoglio, tanto da farne richiesta e accettare anche di diventare una spia.
Nella sua mancanza di consapevolezza, il personaggio non appare né perdente né vincente,
e lo spettatore non riesce a innervosirsi per il suo comportamento. Diverso l’effetto che
sortisce il personaggio del Dottor Basile, interpretato magistralmente da Elio Germano: il
classico dirigente che ci consegna la desolante percezione della banalità del male.
Il film mostra i fatti e racconta senza tante parole, attraverso immagini che parlano da sole, un ambiente di lavoro malsano e contraddittorio, nelle cui relazioni emergono con evidenza frustrazione ed esasperazione
film
Palazzina Laf
regia di Michele Riondino
BiM Distribuzione
Italia-Francia, 2023