Abbiamo intervistato Corrado Celata Direttore della SC Servizio regionale supporto piani e programmi di promozione della salute, poiché Regione Lombardia, nell’ambito dei propri piani di promozione della salute, ha avviato da diversi anni un ampio programma di aggiornamento e formazione dei professionisti del Servizio sanitario regionale finalizzato a rendere disponibile alla popolazione assistita un’offerta di counseling motivazionale per il cambiamento di stili di vita a rischio.
Promuovere salute e rendere facili scelte di salute sono due strategie fondamentali per favorire il benessere degli individui e delle comunità, e per prevenire la diffusione di malattie croniche non trasmissibili. Anche nei contesti scolastici la promozione di spazi di ascolto e supporto psicologico e pedagogico rientra nell’ambito delle strategie di promozione della salute e del benessere.
All’interno di un progetto interregionale coordinato dalla Regione Emilia-Romagna per conto del Ministero della salute, anche in Lombardia i medici (di medicina generale, dei Servizi del territorio e specialisti) e gli altri professionisti sanitari (medici competenti, farmacisti, assistenti sanitari, educatori professionali ecc.) sono stati invitati ad aderire al percorso formativo “Professionisti della salute: competenze trasversali nel supporto al cambiamento degli stili di vita a rischio” che punta a rafforzare le competenze utili all’intervento motivazionale, nella gestione dei comportamenti a rischio.
Sempre nell’ambito delle strategie regionali di promozione della salute e di prevenzione dei fattori di rischio comportamentali, Regione Lombardia ha sviluppato da oltre dieci anni due programmi di intervento intersettoriali che vedono attivamente coinvolte le scuole e le aziende, facilitando l’adozione del modello lombardo di “Scuola” e “Luogo di lavoro” che “promuove salute” e favorendo lo sviluppo delle relative reti regionali (per: www.promozionesalute.regione.lombardia.it e www.scuolapromuovesalute.it ).
In che cosa consistono questi percorsi e quali obiettivi hanno?
Nell’ambito del Piano regionale di prevenzione (Prp) 2020-2025 stiamo proponendo alle diverse categorie di professionisti della salute (medici di medicina generale, medici dei servizi territoriali, specialisti ospedalieri, farmacisti, pediatri di libera scelta, infermieri di famiglia e di comunità, assistenti sanitari, educatori professionali ecc.) percorsi di formazione sul counseling motivazionale breve per favorire la modificazione degli stili di vita a rischio, basato sul Modello transteorico del cambiamento di Prochaska e Diclemente. Il modello è applicato fin dagli anni ’80, con successo, al cambiamento intenzionale nei comportamenti di dipendenza, e stiamo lavorando per applicarlo ad altri comportamenti a rischio (ad esempio fumo di tabacco, scarsa attività fisica, disturbi del comportamento alimentare ecc.). Il percorso formativo ha come finalità quella di rinforzare il set di competenze di ascolto, relazione e motivazione dei propri pazienti/assistiti. L’obiettivo strategico è che il Servizio sanitario regionale sia in grado di produrre “guadagni di salute” da parte dei propri assistiti, ingaggiandoli in modo proattivo e attento a cogliere le possibilità di cambiamento virtuoso di stili di vita a rischio.
L’ingaggio può avvenire in tutte le occasioni di contatto e relazione, compresi i cosiddetti setting opportunistici, ovvero quelli in cui gli assistiti accedono al Servizio sanitario per “altri” motivi rispetto a quelli tipicamente legati alla valutazione di abitudini e comportamenti che impattano sullo stato di salute.
Gli attori in campo non sono counselor, ma professionisti della salute, quali ad esempio il farmacista, che, nell’ambito di un cosiddetto setting opportunistico, quale è il suo negozio, mentre serve il suo cliente, è incentivato a relazionarsi proattivamente con lui o con lei, proponendo attenzioni e spunti per “rendere facili scelte di salute” (in tema di attività fisica o corretta alimentazione ad esempio), e a promuovere programmi di screening disponibili, controlli o esami di primo livello utili a monitorare il proprio stato di salute.
Quanto dura la formazione sul “counseling motivazionale breve” che erogate ai professionisti della salute e che profilo professionale hanno i formatori?
Attualmente, il percorso formativo offerto a livello regionale consiste in una fad (formazione a distanza) standard (sviluppata a livello interregionale) che impegna i partecipanti per circa 24 ore. A questa offerta “base”, Ats e Asst da quest’anno promuovono – all’interno dei propri programmi formativi locali – un’offerta che integra almeno due giornate di formazione in presenza. Ciò permette di ingaggiare maggiormente i partecipanti e di rinforzare molto le possibilità di una loro attivazione territoriale, oltre a favorire networking fra operatori dei servizi di promozione della salute, formatori e professionisti sul campo. I formatori sono reclutati tra figure sanitarie esperte e/o che sono già state formate all’interno dei programmi formativi che Ministero della salute, Ccm e regioni hanno messo in campo negli anni passati; in generale, si tratta di operatori senior che in ciascuna regione fungono da animatori del processo complessivo, mantenendone coerenza strategica e metodologica.
Quindi potremmo dire che, in questo contesto, l’approccio di counseling viene utilizzato come un mindset relazionale di comunicazione, se ho compreso bene?
Sì, sì ed è un approccio di cui stiamo enfatizzando molto l’importanza per rafforzare non solo l’attenzione preventiva e i programmi di promozione della salute dei singoli e delle comunità, ma soprattutto per favorire un’attenzione globale alla salute, in ottica preventiva, anche all’interno di tutti i processi di cura, in cui il professionista e il paziente si relazionano a partire da un bisogno specifico, che diventa l’occasione per una relazione e un’attenzione alla salute in senso ampio e complessivo. Ciò, ovviamente, richiede una postura specifica da parte del sanitario, esito del mix fra motivazione, ingaggio e aggiornamento tecnico; d’altro canto, il riposizionamento del professionista determina via via la modificazione del posizionamento del suo paziente (e dei familiari o caregiver nel caso in cui sono coinvolti) e dell’assetto stesso della relazione di presa in carico complessiva.
Stiamo parlando di medici e operatori sanitari che utilizzano metodologie di Empowerment per aiutare il paziente a modificare il proprio comportamento. Sono previste skill specifiche nell’ambito del percorso formativo dei medici e degli altri professionisti sanitari?
Va detto che si tratta di skill che di norma caratterizzano già il bagaglio di competenze proprie della gran parte dei professionisti della cura e della relazione, che però le urgenze connesse agli impegni di cura incombenti e la cultura organizzativa dei servizi in cui operano possono aver fatto cadere in secondo piano. D’altro canto, si tratta proprio di quelle competenze che caratterizzano normalmente chi è motivato a un lavoro di cura e, per questo, necessariamente di relazione, specie nel campo delle cure primarie e del lavoro nei servizi territoriali. L’esperienza ci insegna che rinforzare queste skill, enfatizzando un atteggiamento professionale proattivo e attento alla salute accanto alla cura, può rappresentare un’utilissima occasione di centratura professionale per i futuri professionisti e di rimotivazione professionale per chi già opera sul campo. In un’epoca in cui anche in campo sanitario e sociosanitario va via affermandosi un approccio umanistico capace di integrare i diversi specialismi, si tratta di valori assai strategici. Questi contenuti stanno via via andando a integrare i corsi di laurea di molte categorie di futuri professionisti sanitari.
Secondo lei, quali potrebbero essere le opportunità, in ottica interdisciplinare, di coinvolgere dei counselor professionisti, debitamente formati (anche sui programmi regionali) nell’ambito delle attività di promozione della salute proposte da Regione Lombardia?
La Promozione della salute è, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, “il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla”, caratterizzandosi come approccio strategico che riconosce il valore della salute nei contesti dove le persone e le comunità vivono, studiano, lavorano, amano. Nella cornice del “tutti per la salute” che accompagna le strategie regionali lombarde in quest’ambito, credo ci possa essere spazio per l’impegno di tutti, o almeno di tanti professionisti che condividano questa visione, ovviamente nel rispetto dei ruoli, dei vincoli e degli specifici iter professionali, che, specie in campo sanitario e sociosanitario, caratterizzano l’assetto del Ssr e delle diverse Unità di offerta. Immagino, e auspico, che l’attività dei counselor professionisti nei diversi contesti in cui operano contribuisca a raggiungere e rafforzare attenzioni e guadagni di salute. So anche, però, che in questi anni il tema dell’azione sul campo di questa categoria di professionisti ha determinato tensioni e conflitti anche aspri con altre categorie professionali. Spero, peraltro, che si possano trovare occasioni e modi per superarli, a vantaggio di una azione integrata e intersettoriale alla salute individuale e collettiva, che, come ci ricordano i documenti internazionali e la nostra stessa Costituzione, rappresentano un diritto fondamentale individuale e collettivo per il quale tutti, a tutti i livelli, si possono e si devono impegnare.
Quali strumenti utilizzate per misurare l’efficacia di questi interventi in ambito sanitario? Avete già delle evidenze statistiche?
Al di là del monitoraggio e dell’analisi dei dati relativi all’adesione e alla partecipazione dei professionisti sanitari invitati ai percorsi formativi, non abbiamo ancora molti altri dati. Stiamo lavorando per favorire la valutazione delle “competenze messe in gioco” dai partecipanti. Accanto a questo, in prospettiva, registreremo e valuteremo l’effettiva messa in gioco di queste attenzioni verso i pazienti. Inoltre, stiamo sperimentando strumenti web mirati per fornire alla cittadinanza informazioni precise sulla presenza territoriale di diversi servizi di professionisti formati ad hoc, cui potersi rivolgere con fiducia. Tutto questo, però, ci potrà permettere di avere elementi valutativi specifici solo in tempi medio lunghi.
Quali sono invece gli strumenti utilizzati in ambito scolastico, che utilizzano il counseling come metodologia relazionale e di sviluppo delle competenze e a quali target si rivolgono?Nell’esperienza lombarda, a scuola sono tradizionalmente (com)presenti due livelli diversi di target cui interventi di ascolto e consulenza sono (stati) rivolti: da un lato gli studenti, dall’altro i docenti, i dirigenti e – in qualche caso – genitori e famigliari in senso lato. Vero è che l’offerta, nata fra gli anni ’80 e ’90 nella cornice di attuazione della legge di contrasto alle tossicodipendenze, prevedeva la costituzione di specifici Centri di informazione e consulenza. Via via però questi centri si sono trasformati in Sportelli di ascolto attivi internamente alle scuole, nella gran maggioranza dei casi gestiti da psicologi, liberi professionisti e/o afferenti ai Servizi sociosanitari del territorio. Oggi, secondo i dati in nostro possesso, sono oltre 1.850 le realtà (1.558 sportelli psicologici e 296 servizi psicopedagogici), che coprono circa il 38% delle circa 5.000 sedi scolastiche presenti in Lombardia. Accanto a questo, a partire dal 2011, grazie alla collaborazione fra Regione e Ufficio scolastico regionale è stato declinato il modello europeo della “Scuola che promuove salute” (She), che, secondo il modello lombardo:
– assume titolarità nel governo dei processi di salute che si determinano nel proprio contesto – sul piano didattico, ambientale, organizzativo, relazionale – così che benessere e salute diventino reale “esperienza” nella vita delle comunità scolastiche;
– interpreta in modo completo la propria mission formativa: la salute è valorizzata come un aspetto che influenza significativamente il successo formativo, nell’ambito di una completa dimensione di benessere;
– definisce i propri curricula di studio e mette in atto un piano strutturato e sistematico funzionale alla promozione della salute di tutta la comunità scolastica.
Nel pianificare il proprio processo di miglioramento, la “Scuola lombarda che promuove salute” adotta un approccio globale che si articola in 4 ambiti di intervento strategici: 1) Sviluppare le competenze individuali; 2) Qualificare l’ambiente sociale; 3) Migliorare l’ambiente strutturale e organizzativo; 4) Rafforzare la collaborazione comunitaria.
L’approccio scolastico globale, in cui vi è coerenza tra le politiche della scuola e le pratiche educative, favorisce il miglioramento dei risultati dell’apprendimento, aumenta il benessere emotivo e riduce i comportamenti a rischio per la salute. In questo contesto strategico e in questa cornice metodologica, con la legge regionale n. 16 del 6 agosto 2021 “Modifiche – alla legge regionale 19/2007 (Norme sul Sistema di Istruzione e Formazione della Regione Lombardia) – Servizio psico-pedagogico”, Regione Lombardia ha promosso l’attivazione di 50 Servizi psico-pedagogici denominati “La Scuola in ascolto”, in cui operano congiuntamente psicologi e pedagogisti, che garantiscono attività di supporto alla dirigenza scolastica, agli studenti, alle loro famiglie e al personale scolastico di tutte le Scuole e istituzioni formative di ogni ordine e grado. Tra le attività offerte si parla di “abilità di counseling”. L’espressione, nel contesto, va intesa in modo generico quale modalità per dare supporto, fornire orientamento e dare informazioni, ma ci dimostra come questi bisogni, a partire dal periodo della pandemia, rappresentino una nuova area di richieste che chiedono ai servizi nuovi modelli di intervento e presenza sul territorio per la tutela della salute.
E in questo caso, lei è a conoscenza di qualche strumento particolare che consenta come sempre di avere dati di misurazione dell’efficacia?
Un documento sicuramente molto interessante è quello pubblicato dall’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia dal titolo “Il supporto psicologico per una scuola che promuove salute”. Il documento è accessibile al link Educazione alla Salute. Supporto psicologico – Ministero dell’istruzione e del merito – Ufficio scolastico regionale per la Lombardia (istruzionelombardia.gov.it). Sono sicuro che l’Ufficio scolastico regionale, e in particolare l’Ufficio V che si occupa di Ordinamenti scolastici e politiche per gli studenti, con cui collaboriamo stabilmente, possa essere fonte di migliori e maggiori informazioni.
Ci sono casistiche sul coinvolgimento di counselor per la gestione di attività e sportelli di aiuto e supporto?
In modo sistematico, direi di no. A livello personale sono venuto a conoscenza di situazioni specifiche in cui diversi attori (in primis i dirigenti scolastici), anche per via di conoscenze dirette con counselor professionisti, hanno ingaggiato queste figure per la progettazione e gestione di tali attività. Ne sto sentendo soprattutto parlare con riferimento al supporto rivolto agli adulti, nelle scuole, come i dirigenti scolastici e i docenti. Considerando le dimensioni del sistema scolastico e della produzione nella nostra regione, immagino che le esperienze possano essere molteplici, ma come Unità operativa a valenza regionale per la promozione della salute non abbiamo mai realizzato una rilevazione sistematica di questo tipo di offerta.
Un’ultimissima domanda. Quali auspici per il futuro?
Come dirigente regionale con responsabilità specifiche e dirette nel settore della promozione della salute e della prevenzione dei fattori di rischio comportamentali, come professionista attivo nel Ssr in questi campi da ormai quasi trent’anni, ma anche come componente del direttivo nazionale della Società italiana per la promozione della salute, auspico che il futuro ci porti il rafforzamento di politiche e programmi istituzionali in grado di attuare pienamente il diritto alla salute di tutti così come sancito dalla costituzione. Spero anche che nel nostro Paese e nella nostra regione si affermino in modo sempre più solido visioni e approcci strategici su queste questioni genuinamente e strutturalmente intersettoriali, multiprofessionali e multilivello, in grado di favorire il miglioramento delle condizioni di salute individuale e collettiva, a partire dal riconoscimento delle potenzialità rappresentate dalle risorse tecniche e professionali di cui le diverse parti in gioco sono portatrici, ognuna nel suo specifico campo d’azione. Perché questo avvenga è necessario che tutti sappiamo muoverci con coerenza e con altrettanta onestà intellettuale. Sono certo che se sapremo farlo, promuoveremo davvero la promozione della salute e il valore di questo stesso impegno!
Corrado Celata
Educatore professionale, dottore in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali. Direttore della SC Servizio regionale supporto Piani e programmi di promozione della salute e Attività di documentazione alla Salute, UO a valenza regionale “Promozione della Salute” della UO Prevenzione – DG Welfare – Regione Lombardia. Progettista e responsabile di programmi e progetti preventivi e di promozione della salute a livello regionale, interregionale e nazionale. Membro del consiglio direttivo nazionale della Società italiana per la promozione della salute – Sips.