Dialoghi Numero 1/2024

Un ponte per la cura dei disturbi del comportamento alimentare

Intervista a Sara Bertelli a cura di Alessandra Vannoni

Un ponte per la cura dei disturbi del comportamento alimentare

In questa intervista la dottoressa Sara Bertelli, responsabile dell’ambulatorio Dca (Disturbi del comportamento alimentare) dell’ospedale Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, ci racconta il progetto di informazione e prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare dal titolo “Alimentazione in un corpo che cambia” volto a fare cultura sul tema nelle scuole superiori del territorio milanese, con l’obiettivo di segnalare, quando si sono individuati i segni di un disturbo alimentare, quali sono le figure professionali a cui ci si può rivolgere per chiedere aiuto e quali sono le diverse possibilità di presa in carico sul territorio.


Condurre un’alimentazione corretta è importante per vivere bene e avere una buona qualità di vita. Mangiare sano non influenza solo la forma fisica e la salute psichica, ma è un fattore fondamentale per lo sviluppo, il rendimento, il benessere e la produttività di una persona. La prevenzione dei disturbi alimentari comincia a tavola e prosegue con un’adeguata attività di informazione specifica sui disordini e i disturbi alimentari, volta a identificare come si presentano e come si riconoscono fin dai primi segnali. La diagnosi precoce, quando il problema è ancora ai primi stadi, è un fattore prognostico positivo per le patologie gravi, legate a condotte alimentari che rischiano di diventare croniche.

Dottoressa quali sono le fasce di popolazione maggiormente interessate al disturbo dell’alimentazione?
Questo disturbo non ha fasce di età. Si può dire che la più vulnerabile sia quella dell’adolescenza, perché ovviamente porta con sé una componente emotiva molto importante. L’adolescenza è un’età di forti cambiamenti emotivi e psicologici: l’individuo inizia a perdere le caratteristiche di bambino e si trasforma in un adulto, affrontando un processo di trasformazione identitaria che verte prevalentemente sul corpo. Gli adolescenti tendono a gestire la loro crescita controllando diversi aspetti del loro corpo dunque anche l’alimentazione e, durante il lento e faticoso processo di riconoscimento di sé nel corpo che cambia, possono insorgere problemi restrittivi come l’anoressia (il più noto) oppure problematiche legate alla componente emotiva e di sfogo personale, in cui il cibo potrebbe assumere il ruolo di catalizzatore di crolli emotivi, conseguenti alle incessanti pressioni da parte del contesto. Il problema dell’alimentazione, però, può riguardare anche il mondo degli adulti.

Come si riconoscono i segnali di un potenziale disturbo alimentare?
Il segnale principale è costituito da un cambiamento di comportamento con l’alimentazione, osservabile dall’esterno. Si mangia di meno, si mangia da soli, si saltano i pasti oppure si mangia tantissimo, non si esce a cena con gli amici. Tutti quelli appena citati sono segnali indiretti, ma fondamentali.

Quanto è importante l’ascolto nei vostri interventi?
L’ascolto è importantissimo, è lo strumento primario della relazione con l’altro. Il riuscire a entrare in contatto con ciò che l’individuo riesce a esprimere, a parole o con il silenzio, ci permette di lavorare e comprendere il messaggio che la persona vuole trasmettere.

Quali figure professionali collaborano nella sua equipe?
Sono diverse le figure che collaborano. Il disturbo dell’alimentazione ha una componente emotiva, quindi è importante una figura che sappia entrare in contatto con queste dimensioni ed è un lavoro psicologico; dopodiché tale disagio può avere un impatto molto forte per quanto riguarda il corpo e la figura del medico permette di offrire valide soluzioni; nei casi più patologici è necessario poi l’intervento anche di uno psichiatra.
Infine, collaborano tutte quelle figure che sono il cuore della vita e che, di fronte a difficoltà o cambiamenti possono accompagnare alla ripresa delle redini della propria esistenza: educatori, allenatori e counselor. Questi ultimi, esercitando l’accompagnamento attraverso processi di ascolto senza giudizio ed empowerment sono una risorsa utile.

Quale è il ruolo del counseling all’interno della squadra?
Il counselor aiuta le persone a valorizzare le proprie risorse. Lavorando con le scuole entriamo in contatto con ragazzi/e su fattori che possono favorire il disturbo dell’alimentazione. Le faccio un esempio: nel caso di difficoltà ad accettare brutti voti, o di comportamenti aggressivi dei compagni il counselor è importante perché costituisce una figura intermedia, che secondo me, può intervenire per facilitare la relazione con l’adolescente.

Come e quando ha iniziato a collaborare con questa figura?
L’Associazione Nutrimente, nata nel 2013 di cui faccio parte, si occupa prevalentemente di lavorare nelle scuole per cercare di prevenire il disturbo alimentare. Nel 2016 abbiamo realizzato in ambito scolastico un progetto denominato “Alimentazione in un corpo che cambia”, per parlare di conoscenza e prevenzione dei disturbi alimentari, dove ha collaborato, per diversi anni, anche una counselor che, insieme alle nostre terapeute, andava nelle scuole (durante le co-gestioni) per aiutare i giovani a prendere consapevolezza di tutti quegli strumenti che consentono di prevenire la deflagrazione emotiva. I ragazzi e le ragazze delle scuole conoscono poco, ad esempio gli strumenti dell’intelligenza emotiva, quell’insieme di competenze che consentirebbero loro di riconoscere, gestire e comunicare correttamente le emozioni, per veicolarle in direzioni sostenibili e accettabili per sé e per gli altri.
Noi lavoriamo con loro, da una parte per renderli consapevoli di come l’identità corporea sia fortemente influenzata dai media che trasmettono messaggi ideali irraggiungibili e uguali per tutti, dall’altra per insegnare loro come rendere le relazioni funzionali ed evitare che disagi – gestibili e trasformabili con un adeguato lavoro di empowerment – possano, invece, trasformarsi in pericolosi segnali anticipatori di disturbi del comportamento alimentare.
Naturalmente è anche nostro compito creare dei canali perché i DCA già insorti vengano segnalati alle figure professionali preposte e presi correttamente in carico sul territorio.

Quali competenze sono necessarie al counselor che lavora in questo ambito?
In primis avere una conoscenza del disturbo alimentare. È importante sapere che si lavora esclusivamente in équipe e nessuno, con la propria professionalità, può esercitare in proprio, ma, anzi è tenuto a integrare le proprie competenze con quelle delle altre figure professionali preposte.
Per quanto riguarda le competenze utili che contraddistinguono il counselor segnalerei sicuramente: empatia, ascolto, congruenza e accettazione non giudicante.

Quale è il valore aggiunto del counseling in questo ambito?
In qualità di medico psichiatra, le dico, che la mia figura mette paura. Il counselor riesce a essere una figura di aggancio, un ponte sia nella fase iniziale che in quella finale, favorendo una comunicazione positiva con l’adolescente in modo da permettermi, poi, di lavorare per il suo benessere.
Naturalmente, poi, un counselor che abbia esperienza in questo ambito avrà anche gli strumenti per prendere in carico situazioni “critiche” e fare correttamente gli invii al terapeuta qualora capitino situazioni che necessitino di un suo intervento.


Sara Bertelli
Psichiatra, psicoterapeuta. Dal 1996 si occupa di Disturbi del comportamento alimentare con attività clinica, di ricerca e di formazione. Dal 2003 è responsabile dell’ambulatorio Disturbi del comportamento alimentare (Dca) dell’ospedale Asst Santi Paolo e Carlo di Milano. Collabora con la scuola di Psicoterapia studi cognitivi come docente dal 2000. Il suo approccio è la terapia cognitivo costruttivista, che ha come obiettivo non solo quello di ridurre la sintomatologia, ma soprattutto di aiutare la persona a comprendere i motivi e le cause del momento di disagio in relazione ai propri contesti di vita.

Alessandra Vannoni

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Toscana dal 1996 come pubblicista. Esperienza ventennale in redazioni di carta stampata ed emittenti radiofoniche regionali e nazionali come redattore e speaker. Docente nel corso triennale di counseling presso CSCP Centro Scuole Counseling e Psicoterapia di Firenze. Vicepresidente dell’Associazione Perinsieme, dove svolge attività di counseling individuale e sportivo. Ha collaborato a un progetto di “crescita nello sport” presso società calcistiche dilettantistiche. Volontaria per diversi anni in Hospice del capoluogo toscano. Esercita la professione di counseling in studi medici portando il suo supporto ad altri professionisti. Socia di AssoCounseling. Ad oggi si impegna a fare conoscere il counseling rispettando il codice etico di questa professione.

linguaggio disobbediente

Come tutte le norme, anche quelle linguistiche sono un artefatto politico, sociale, culturale. Quella del maschile sovraesteso è una regola linguistica che di recente l’Accademia della Crusca ha definito come non discriminante. Di fronte alle norme ci sono sempre due possibilità: obbedire o disobbedire. Questo articolo vuole essere un atto intenzionale di disobbedienza grammaticale che intende ribadire – proprio con le parole – la forza dirompente del linguaggio. Come tutte le dis-obbedienze, è dis-turbante e dis-ordinante, anche percettivamente per chi legge; eppure: considerate che ogni qualvolta la piccola "ə" genera un senso di fastidio, la forma di straniamento è analoga a quella vissuta da chi appartiene a una minoranza a cui una maggioranza – sociale, politica, linguistica e sessuale – impone, nel nome della regola, dell’estetica o della leggibilità, l’adeguamento come normale. E come l’obbedienza a un ordine continui ad essere una virtù.


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Jhumpa Lahiri

Jhumpa Lahiri è una scrittrice di fama mondiale, nota per le sue opere sull'esperienza degli immigrati, in particolare degli indiani orientali. Ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con la sua prima raccolta di racconti, 'Interpreter of Maladies'. Nel suo libro bilingue 'In Other Words', originariamente scritto in italiano, Lahiri esplora il travagliato processo che ha affrontato per esprimersi in una nuova lingua.


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code-switching

Il code-switching, o commutazione di codice, è il passare fluidamente da una lingua a un’altra all’interno del discorso di uno stesso parlante. Può riflettere la volontà di esprimere un'identità culturale, di adattarsi a un gruppo sociale specifico, o semplicemente di utilizzare la lingua percepita più adatta per esprimere un particolare concetto o emozione.


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Counseling scolastico in Corea del Sud

Fonte: Sang Min Lee – Eunjoo Yang, “Counseling in South Korea”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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L’esperienza del counseling in Turchia

Fonte: Fidan Korkut Owen and Oya Yerin Güneri, “Counseling in Turkey”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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Pietra di inciampo


Stolpersteinen, in tedesco, pietre d’inciampo; ideate negli Anni 90 dall'artista tedesco Gunter Demnig per innestare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio.

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Comitato scientifico di AssoCounseling


Svolge varie funzioni di supporto e stimolo all’attività di ricerca, studio ed elaborazione dell’identità professionale.

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Il team


Nella quarta edizione appena conclusa Laura Torretta ha ricoperto il ruolo di referente nel direttivo e di project manager, affiancata dalla process owner Aidp Lombardia Daniela Tronconi. È in partenza la quinta edizione, con un passaggio di consegne al nuovo direttivo, in cui la nuova referente dell’iniziativa sarà Rossella Cardinale e la nuova project manager Elisabetta Maiocchi.

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Ringraziamento ai supervisori


Si ringraziano in particolare Pierpaolo Dutto, Manuela Giago, Silvia Ronzani, referenti per le tre scuole.

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Questionario di fine percorso


Per chi volesse avere evidenza del questionario somministrato a fine percorso ecco le domande proposte:

  • Avevi già effettuato un percorso di counseling?
  • Relativamente all’esperienza di counseling quale è il livello di gradimento complessivo?
  • Ti sei sentito/a accolto/a, ascoltato/a e compreso/a dal counselor? Sì? Come? No? Come?
  • Quali tema e bisogno sono stati al centro del tuo percorso?
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere all’inizio: da 1 a 10?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provavi all'inizio del primo incontro.
  • Quali pensieri ricorrenti, schemi limitanti, credenze e convinzioni sono emerse e hai trasformato?
  • Quali nuove consapevolezze hai sviluppato?
  • Quali risorse hai organizzato e mobilitato al servizio della tua crescita?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provi ora, al termine del tuo percorso.
  • Quali azioni nuove scegli ora più coerenti con il tuo obiettivo?
  • Regista e protagonista di una nuova narrazione: descrivi la tua esperienza di cambiamento e maggiore benessere
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere alla fine del percorso: da 1 a 10?
  • Raccomanderesti questa esperienza ad altri? Sì? Per quale motivo? No? Per quale motivo?

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Definizione di sessualità


"La sessualità è un concetto esteso […]. È una parte naturale dello sviluppo umano in ogni fase della vita e include componenti fisiche, psicologiche e sociali […]. La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, l’identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite ed espresse. La sessualità è interessata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.”

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Diritto alla sessualità


"Tutti gli esseri umani hanno la facoltà di vivere la propria sessualità in maniera appagante, libera da coercizioni, discriminazioni o violenza. I diritti sessuali si basano sui principi fondamentali dei diritti umani internazionalmente definiti, sono parte integrante delle convenzioni dell’ONU che hanno carattere vincolante.”

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Origine della sessuologia scientifica


Lo studio della sessuologia scientifica è un ambito di ricerca recentissimo che risale alla metà del 1900. Fa capo gli studi rivoluzionari di Masters e Jonson, i primi ad interessarsi scientificamente la sessualità cercando di superare la teoria e la clinica freudiana che intendeva i disturbi sessuali espressione di uno sviluppo psicosessuale problematico.

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dall'articolo 10


Il diritto all’istruzione e il diritto ad una educazione sessuale approfondita ed esauriente: “Ogni individuo ha il diritto all’istruzione ed il diritto ad una educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità.”

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riferimento bibliografico esteso


Tutu, D. (2004), God has a dream. A vision of hope for our time, Doubleday, NY.

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riferimento bibliografico esteso


Mokgoro, Y. (1998), Ubuntu and the law in South Africa. Buffalo Human Rights Law Review, 15, 1–6.

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